• Treno della vesuviana quasi in fiamme

    Treno della vesuviana quasi in fiamme – ecco cosa è successo Verso le 9 di martedì 15 ottobre, il treno 80730 delle ore 7:30 da Baiano per Napoli, è rimasto fermo in avaria tra le stazioni di Napoli Centro Direzione e Napoli Garibaldi. A causa di un surriscaldamento delle resistenze e temendo un principio di incendio, il personale tecnico ha preferito far scendere i passeggeri dal treno e permettere gli utenti di raggiungere la stazione successiva a piedi. Per consentire l’accesso alla stazione a piedi, la circolazione è stata sospesa in tutte le direzioni. Secondo il canale ufficiale EAV, non ci sono stati manifestati particolari agitazioni da parte degli utenti, che hanno seguito le indicazioni del personale di bordo e raggiunto la stazione in sicurezza. Questa operazione di salvataggio ha causato il ritardo dei treni in partenza da Napoli Porta Nolana di circa 20 minuti e ritardi imprecisati dei treni per Napoli. Dai gruppi di segnalazione si è riscontrato che lo stesso treno si è fermato presso la stazione di Avella per un problema simile, ripartendo dopo circa 10 minuti.

  • Linea Napoli – Acerra chiusura della tratta

    Soppressione della linea Napoli – Pomigliano – Acerra soppressa E’ ufficiale dopo che la notizia è apparsa sui gruppi Telegram Spotted’Vesuviana la linea Napoli – Pomigliano – Acerra dal 22 giugno 2019 e fino al 10 settembre 2019 sarà interrotta (chiusura tratta). Il servizio Pomigliano – Acerra verrà effettuato con bus sostitutivi della ditta “A.M.” Gli orari di Partenze da Pomigliano: 06:27 – 07:27 –  08:27 – 09:27 – 10:27 – 11:27 – 12:27 – 13:27 – 14:27 – 15:27 – 16:27 – 16:55 – 17:27 – 18:27 Gli orari di Partenze da Acerra 07:17 –  08:16 – 09:17 – 10:17 – 11:17 – 12:17 – 13:17 – 14:17 – 15:17 – 16:17 – 17:10 – 17:17 – 18:17 notizie confermate dal sito EAV

  • Sciopero Circumvesuviana il 2-03-2019

    Sciopero Circumvesuviana 2 Aprile Il giorno 2 (Martedì) aprile 2019 sarà indetto un nuovo sciopero di 24 ore dalle sigle sindacali F.A.I.S.A. CONF.A.I.L. e UGL che coinvolgerà la Circumvesuviana. Orari Garantiti S Fasce di garanzia dalle 6:17 alle 8:03 e dalle 13:17 alle 17:30 circa. Sciopero dalle 8:03 alle 13:17 circa e dalle 17:30 fino a fine servizio.  Prime partenze garantite nella fascia 6:17/8:03 Da Napoli per Sorrento: 06:40Da Napoli per Sarno: 06:32Da Napoli per Baiano: 06:18Da Napoli per Poggiomarino: 06:24Da Napoli per San Giorgio via CD: 06:41Da Sorrento per Napoli: 06:25Da Sarno per Napoli: 06:19Da Baiano per Napoli: 06:32Da Poggiomarino per Napoli: 06:27Da San Giorgio via CD per Napoli: 07:19 Ultime partenze garantite prima delle sciopero  Da Napoli per Sorrento: 07:39Da Napoli per Sarno: 08:02Da Napoli per Baiano: 07:48Da Napoli per Poggiomarino: 07:54Da Napoli per San Giorgio via CD: 07:41Da Acerra per Pomigliano: 07:16Da Sorrento per Napoli: 07:55Da Sarno per Napoli: 07:59Da Baiano per Napoli: 08:02Da Poggiomarino per Napoli: 07:57Da San Giorgio via CD per Napoli: 07:49 Prime partenze garantite dopo lo sciopero (fascia di garanzia 13:18/17:32) Da Napoli per Sorrento: 13:41Da Napoli per Sarno: 14:02Da Napoli per Baiano: 13:18Da Napoli per Poggiomarino: 13:24Da Napoli per San Giorgio via CD: 13:41Da Napoli per Acerra: 14:04Da Sorrento per Napoli: 13:25Da Sarno per Napoli (via Scafati): 13:20Da Baiano per Napoli: 13:32Da Poggiomarino per Napoli: 14:04Da San Giorgio via CD per Napoli: 13:19Da Acerra per Napoli: 14:17 Ultime partenze garantite prima dello sciopero (prima delle 17:32) Da Napoli per Sorrento: 17:09Da Napoli per Sarno: 17:32Da Napoli per Baiano: 17:18Da Napoli per Poggiomarino: 17:24Da Napoli per San Giorgio via CD: 17:11Da Napoli per Acerra: 17:04Da Sorrento per Napoli: 17:25Da Sarno per Napoli: 16:49Da Baiano per Napoli: 17:02Da Poggiomarino per Napoli: 17:04Da San Giorgio via CD per Napoli: 17:19Da Acerra per Napoli: 17:18 Per avere notizie live su ritardi e soppressioni ti consigliamo i gruppi telegram sui ritardi.

  • La ballata dei gigli- Barra

    Superato San Giovanni a Teduccio, la nostra prossima fermata è Barra. Le vicende storiche di questo quartiere ricalcano quelle di San Giovanni a Teduccio, grazie anche alla stretta prossimità geografica: anch’esso, infatti, passa da luogo di dimora di ricchi romani alle prese con i loro festini lontano dal chiasso di Napoli a territorio abbandonato e paludoso, da successivo raggruppamento di chiese e casali per poi essere destinato ad ospitare, dagli inizi del Novecento, la futura area industirale di Napoli Est. Tuttavia, una delle peculiarità di Barra è che questo resta uno degli luoghi in cui è possibile ancora trovare un’eredità concreta e attuale della religiosità popolare napoletana, incentrata su santi protettori, riti e tradizioni dalle origini molto antiche, nonostante il fatto che, oggigiorno, l’aspetto religioso abbia lasciato il passo a quello più squisitamente folkloristico. Sicuramente, San Gennaro è una delle figure più importanti dell’immaginario napoletano, il santo protettore per antonomasia, al quale il popolo napoletano, nel suo complesso, è legato da un forte amore e da una venerazione viscerale. Ciò nonostante, egli non è l’unico tramite con l’aldilà al quale cercare grazie e conforto, anzi, ogni città (o quartiere, in questo caso) ha un suo personale santo protettore. E l’immaginario religioso-folkloristico di Barra non è da meno, con la sua venerazione per Sant’Anna ma soprattutto per una festa molto particolare e sentita, la Festa dei Gigli, una delle feste più antiche della tradizione campana che, a Barra, si svolge ogni anno durante l’ultima domenica di settembre.[1] La Festa dei Gigli è qualcosa di incredibile, da vedere e vivere assolutamente in prima persona perché le parole non possono pienamente descrivere il coinvolgimento che si respira nei veicoli dei vari rioni, la musica continua che riecheggia altissima tra le strade, la spensieratezza e la voglia di far festa. E, soprattutto, lo spettacolo di queste costruzioni altissime e decorate vistosamente, i gigli, che ondeggiano e ballano sulle spalle di centinaia di cullatori a tal punto da farvi venire il mal di mare. Immaginate: undici maestosti obelischi di legno, uno per ogni paranza, alti 25 metri e pesanti più di 20 tonnellate, sorretti da un esercito di cullatori,[2] che se ne vanno in giro per le strade del quartiere a ritmo di musica, immersi in un vero e proprio mare di persone e in un chiasso assordante, fatto di canti e dalle urla della gente che incita e sprona il proprio giglio dando forza agli alzatori, in una gara puramente simbolica ma che comunque offre vanto e ammirazione per il giglio più bello e più coinvolgente. Tanti sono gli aspetti interessanti della ballata dei Gigli, dall’enorme partecipazione popolare all’incredibile sincronia dei movimenti dei cullatori sotto le direttive dei rispettivi caporali, dalla progettazione all’assemblaggio del giglio, per mezzo di associazioni in cui il sapere viene tramandato da padre in figlio.[3] Inoltre, finalmente, dal 2016 si è deciso esplicitamente di stringere la corda contro le macroscopiche inflitrazioni camorristiche nell’organizzazione della Festa, dalle sponsorizzazioni dirette dei Clan a collette sospette, fino a canzoni dai filo-camorristiche e dedicate alle donne della camorra.[4] Barra, infatti, rimane un quartiere difficile, dove è forte la presenza della camorra nella vita quotidiana e soprattutto nei momenti di aggregazione popolare in cui è facile proliferare, finendo con l’appropriarsi di una tradizione popolare allontanando chi, consapevole dell’oscura presenza, ha preferito tenersi al largo dai festeggimenti. Tuttavia, il Comune di Napoli ha deciso di giocare un ruolo più attivo, sia sponsorizzando in prima persona l’evento, sia mobilitando un maggior numero di forze dell’ordine, tanto per il mantenimento dell’ordine pubblico quanto per una scrupolosa analisi degli organigrammi delle associazioni costruttrici dei gigli. Intervento che d’ora in poi potrà giocare un ruolo fondamentale nel recupero e nella valorizzazione di tradizioni antiche ma con importanti capacità aggregative. Il filo portante del nostro viaggio, per quanto emerso finora, è la ricerca del bello inteso come cura del territorio e della comunità, come presenza attiva volta a ridare senso e dignità laddove il sudiciume della violenza (industriale, ambientale, architettonica, fisica) e dell’illegalità hanno eroso i colori della realtà. In questo senso, il lavoro da fare a Barra è ancora enorme. Barra, infatti, nonostante le apparenze, racchiude in sé un patrimonio storico-architettonico ricchissimo: situata sull’antica via delle Calabrie, quest’area è tuttora la sede di ben 122 ville vesuviane settecentesche, gran parte delle quali realizzate dai più importanti architetti del tempo, come Sanfelice, Fuga e Vanvitelli. In pratica, sono le ville del cosiddetto Miglio d’Oro napoletano, che da San Giovanni-Barra fino a Torre del Greco è costellato di splendide residenze nobiliari grazie alle quali l’aristocrazia napoletana poteva sentirsi più vicina al proprio sovrano nelle sortite di quest’ultimo alla reggia di Portici e agli scavi di Ercolano. Purtroppo è un colpo allo stomaco vedere gran parte di esse travolte dall’incuria, come villa Letizia, villa Salvetti o villa Bisignano, maestosi mausolei di un passato di fasti lontani, ormai abbandonati nel silenzio. Purtroppo, il recupero e il reintegro di questi lasciti del passato non può avvenire senza un convinto intervento pubblico, magari con un intervento ad ampio raggio che coinvolga anche tutti gli altri Comuni del Miglio d’Oro, o magari concedendo l’utilizzo dei locali per scopi associativi e culturali. Tutto, in altri termini, è condizionato da cosa lo Stato, nelle varie forme di Comuni, Province e Regioni, ha intenzione di fare per salvaguardare la ricchezza materiale e immateriale di queste realtà. O meglio, da come lo Stato intende considerare se stesso, cioè se rapinatore e complice delle bande criminali o valorizzatore. E da come lo Stato intende pensare questi luoghi, cioè se semplici bacini di voti e promesse elettorali o futura locomotiva per l’intero Paese. Ma se un attivo e mirato intervento pubblico può, in futuro, creare circoli virtuosi e connessioni positive all’interno della comunità, grazie al ripristino della legalità e alla cura (e successivo re-inserimento attivo) del patrimonio storico, dall’altro ci preme sottolineare che già vi sono alcuni esempi positivi che da tempo costituiscono un argine contro le insidie della strada e una cultura della sopraffazione, come la piscina dello Sporting Club Napoli...

  • Viaggio in circumvesuviana Napoli Sorrento

    Introduzione al viaggio – Napoli Sorrento

    Quando si parla di Napoli, e per estensione della sua intricata provincia, parte dell’immaginario collettivo tende ad associare quel nome, quel suono, ad un microcosmo caotico, vibrante, irrazionale, fatto di storia e cultura millenarie, odori e sapori che non hanno eguali e pieno di gente che fa ammuina con quella lingua musicale ed inconfondibile che è il napoletano. Un’altra parte, diciamo gran parte del sistema mediatico italiano, tende ad associarla prima di tutto a sangue e camorra, spazzatura a cielo aperto e ad una presunta innata natura truffaldina, se non criminale, del napoletano, ora ladro creativo, ora lavoratore svogliato, ora “mandolinatore romantico” che campa di aria.L’aria è buona e riempie, si sa. La verità è che Napoli è luci e ombre, (neo)classicismo e barocco, acqua santa e solfatare, capitale decaduta, miseria e nobiltà. Poche altre città al mondo possono vantare un immaginario così sfumato, così denso di significati, immagini e di contraddizioni tali da non poter essere compresi pienamente solo con le parole.Bisogna essere lì, in quelle strade, tra quella gente, in quel caos vitale e creativo: in altre parole, bisogna viaggiare. E qui viene il bello: la Circumvesuviana, per gli amici solo “Vesuviana”: un serpente di freddo metallo come tanti, più o meno integro, più o meno (meno) pulito, più o meno (menomeno) in orario, più o meno (piùpiùpiù), grazie al quale il popolo napoletano, pendolari e turisti, al netto dei tagli di bilancio, può connettersi con il suo cuore e scoprire le bellezze dei propri luoghi.Direte: è solo un treno. No, mai stati così lontani dalla verità.La Verità è che prendere la Vesuviana è un modo di vivere, un’esperienza di vita formativa che nemmeno il giovane Holden ha affrontato. Quante corse a perdifiato perché il successivo sarebbe arrivato dopo 40 minuti (ciao Bolt!); quante discussioni amichevoli per mantenere un posto in piedi vicino all’uscita così duramente conquistato (altro che la diplomazia di Bismarck!e col caldo estivo sei pronto per arruolarti nella Legione straniera); quante spiegazioni ai turisti, ovviamente a gesti (cercano nuovi Chaplin?); quanti fuggi-fuggi alle prime avvisaglie di un controllore (benedetti sensi di ragno!). E, soprattutto, quanti tipi strani! Al punto che a volte ho avuto l’impressione di trovarmi nella città vecchia cantatata da De André. O in Silent Hill, dipende dalla stazione (qualcuno ha urlato Via del Monte?). Nei miei trascorsi di universitario-pendolare, per esempio, ricordo di un tizio che mi raccontava di avere il sangue speciale, credo con degli anticorpi particolari, e che fior di dottori lo stavano pagando per analizzarlo. A questo punto cercai la salvezza nella musica, ma niente, il signore si era convinto che fosse vitale per me sapere la conclusione. Oppure ricordo di quando un altro signore si era interessato ai miei appunti sui Dogon, facendomi domande che nemmeno all’esame vero e proprio. In realtà, credo proprio in questo, dalla chiacchierata più stramba alla semplice osservazione sul tempo, risieda la bellezza della Vesuviana: in un modo dove tutti vanno di fretta, tu puoi ascoltare ed imparare ad ascoltare, e ti accorgi che ognuno di noi ha una storia da raccontare, o meglio muore dalla voglia di raccontare, e che la Vesuviana, per la modica cifra di 1,60€ (Portici-Napoli) ti apre un mondo di stranezze, solitudine ed empatia. Con la Vesuviana viaggi due volte: la prima in mezzo alla gente, la seconda alla ricerca delle straordinare bellezze di Napoli e della sua provincia.E il nostro viaggio parte proprio qui, dal centro di tutto, dalla fermata. Spotted ‘Vesuviana – E.P.  

  • Piazza Garibaldi

    Il finto capolinea – Napoli Piazza Garibaldi

    Napoli Piazza Garibaldi – Stazione della Circumvesuviana Se una città si giudica soprattutto per lo stato delle infrastrutture, la stazione di Napoli – Piazza Garibaldi – , potrebbe tranquillamente essere presa come cartina di tornasole della ripresa del capoluogo campano. Fino a qualche anno fa, infatti, la piazza e la relativa stazione ferroviaria versavano in condizioni palesemente critiche, al limite del degrado. Era una stazione con ben pochi comfort, immersa nel traffico più congestionato e caotico possibile, popolata da personaggi abbastanza inquietanti alla ricerca continua dello spicciolo facile. E l’altra metà della piazza, dopo la statua di Garibaldi per intenderci, era peggio. Tutto il complesso, in breve, non dava affatto una bella immagine della città e, da turista, la prima impressione sarebbe stata, per usare un eufemismo, alquanto deludente. Proprio per un passato recente così negativo, è doveroso evidenziare, invece, l’enorme lavoro di riqualificazione della stazione e della zona prospicente: ovviamente rimangono molti limiti, tra traffico ed insistenti venditori di accendini e calzini ambulanti, ma almeno sono stati abbandonate le vesti della sciatteria e del degrado a favore di un look più moderno, pulito ed ordinato. Negozi, bar, librerie, ristoranti, nonché una nuova galleria commerciale, rendono l’attesa più godibile e danno un senso di maggior sicurezza e piacere nel girare liberamente la zona. Personalmente, investo sempre volentieri qualche minuto nella Feltrinelli lì vicino, passeggiando tra gli scaffali alla ricerca di un titolo interessante. Si articola su due piani e per chi non ha necessità troppo di nicchia o specialistiche ha un’ottima scelta. Nei dintorni è pieno di ottimi bar “da aeroporto”, ma sinceramente vi consiglio di gustare qualche bella pizza a portafoglio o un bel calzone fritto nelle innumerevoli pizzerie presenti nei dintorni della piazza. Per noi di Spotted, Piazza Garibaldi è il luogo di ritrovo per eccellenza per raduni e rimpatriate, punto di partenza per ammirare lo stupefacente dedalo di strade e viuzze napoletane, tra chiese e fontane, palazzi del Seicento e vicoli sommersi nella penombra. Ma soprattutto scalo obbligato per chiunque voglia utilizzare la Vesuviana. Siamo tutti lì, in effetti, tutti in attesa del treno che ci riporterà a casa dopo una giornata di lavoro o di studio, o che ci porterà a vedere le bellezze del mondo antico custodite a Pompei ed Ercolano. O a godere della bellezza di Sorrento, del suo mare e dei suoi paesaggi. La stazione Piazza Garibaldi è luogo di arrivi e partenze. Di attese e ritardi, chiacchiere e informazioni, arrabbiature, saluti. E di scelte. E per il nostro primo viaggio abbiamo scelto di salire sul primo treno per Sorrento, lungo un percorso che dalle porte di Napoli, passando per il miglio d’oro, le antichità romane, santuari imponenti e vecchi capisaldi industriali di epoca borbonica, ci congiungerà con il simbolo della penisola sorrentina.