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DI MARIANO MESSINESE

Relazione complicata, proprio come su Facebook. È così che i ragazzi descriverebbero la loro storia con la Vesuviana. Da un lato i disagi, le scomodità, i treni soppressi, dall’altro però anche l’affetto per un mezzo di trasporto insostituibile, una piazza in movimento in cui si incontrano persone, idee e esperienze.

Circa 5 anni fa è nata «Spotted Vesuviana», sull’onda delle altre pagine social in cui gli studenti lasciavano messaggi in forma anonima per conquistare la
bella o il bello di turno.

Oggi Spotted Vesuviana è la sala d’attesa di una stazione virtuale in cui gli utenti si scambiano informazioni su ritardi, si lamentano dei disservizi e raccontano qualche aneddoto sui personaggi sopra le righe che hanno incrociato sul vagone. A moderare e gestire questa community di oltre 15000 followers, tra Instagram e Facebook, c’è l’admin e fondatore Paolo Pipicelli, aiutato da altri collaboratori.

Paolo Pipicelli, ma se la Vesuviana fosse stato un treno giapponese, puntuale e confortevole, sarebbe mai nata questa pagina?
Io dico di sì perché anche i giapponesi sono pendolari. Anche loro hanno i tormentoni. Magari non saranno i «Fate spazio nei corridoi» o «c’è il controllore» come sulla Vesuviana. Ma anche loro si incontrano, scambiano chiacchiere e si innamorano sul treno, come è capitato a me. I passeggeri sono la vostra fonte principale per aneddoti e sfoghi.

Qual è la cosa più assurda che vi hanno raccontato?
Senza dubbio quella del cane randagio: è salito alla stazione di Moregine, si è seduto ed è sceso a Via Nocera. Qualcuno ha scritto che era comunque più educato di certi passeggeri.

Spesso sulla vostra pagina avete denunciato le carenze del trasporto e le reazioni scorbutiche del personale. L’Ente autonomo Volturno (Eav) si è lamentata con voi?
In realtà mai. Io cerco sempre di moderare il linguaggio e mi rendo
conto che anche il personale è un po’ frustrato da questa situazione in
cui i treni vengono soppressi o accumulano ritardi consistenti.
Una volta abbiamo postato una foto in cui c’era una siringa sulle scale di una stazione. In quel caso è intervenuto lo stesso presidente dell’Eav con un commento per segnalare l’avvenuta rimozione.

Utilizzate la vostra pagina per informare. Come mai? Non ci sono già le app dell’Eav?
Sì, c’è Go Eav, ma il real time dell’app non è mai veritiero. Niente può essere più live di un testimone oculare. Oltre alla pagina abbiamo un gruppo telegram, qui gli utenti segnalano in tempo reale ritardi e soppressioni.
L’obiettivo è aiutare il prossimo. Più aumentano i membri e più aumentano le informazioni. Ci affidiamo a Telegram perché tutela meglio la privacy, dal momento che non compare il numero di telefono dell’utente, ma solo il suo nick.

Oltre alle segnalazioni, avete mai provato a dare suggerimenti all’Eav?
Certo, in particolare abbiamo raccolto le richieste dei passeggeri
che chiedevano più controlli sui biglietti, treni nuovi più frequenti e conducenti più tranquilli, nel senso che dovrebbero evitare frenate brusche quando sono alla guida delle locomotive più moderne. Ma accanto a queste critiche alla società,
gli utenti si lamentano degli altri passeggeri e della loro maleducazione, soprattutto ai tornelli per eludere il controllo biglietti.

Per quanto riguarda i biglietti, avete interrogato la vostra community?
Abbiamo proposto un sondaggio su questo tema. La domanda era «Perché i passeggeri non acquistano il biglietto?». Le alternative erano il costo del biglietto, l’assenza di controlli e la maleducazione della gente. La risposta più votata è stata proprio quest’ultima.

Intervista realizzata da InDialogo https://www.diocesinola.it/comunicazioni-sociali/indialogo


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